WHERE? Menier Chocolate Factory London
WHEN? 19 March 2008
HOW WAS THE SHOW?
Incantati completamente da questa donna eccezionale lo scorso anno nel concerto Good Thing Going - Simply Sondheim, non appena abbiamo scoperto che ci sarebbe stata una sua serie di concerti alla beloved Menier Chocolate Factory, abbiamo immediatamente acquistato i biglietti per la prima preview.
E che si può dire di una che ha Sondheim come padrino di uno dei suoi figli, il quale bimbo lo identifica come il signore che ha tanti bei giocattoli e prepara ottimi sandwich al cetriolo, e che ha Michel Legrand che le scrive una canzone appositamente per questo show? Giusto inginocchiarsi e dirle “we ain’t worth it!”
Non si sa se per il poco tempo trascorso dalla fine del run o per scelta, ma la scenografia era praticamente la stessa de La Cage, con la differenza che sul palco al posto delle Cagelles c’erano 11 spettacolari musicisti in grado di suonare circa 40 strumenti differenti diretti dai due MD Michael Haslam e Chris Walker.
Maria entra a sorpresa cantando che non sa bene con cosa iniziare, per cui farà per primo il suo numero di chiusura salutando e ringraziando tutti per aver partecipato, per poi a fine canzone osservare dalle quinte che ora non ha qualcosa con qui chiudere... Riparte poi dalla platea (evvabbé, non c’è galleria, ma non stiamo a sottilizzare) cantando Marry me a Little, con la voce un po’ rotta dall’emozione, ma non per questo meno catchy. Ci spiega che questo show è composto da canzoni che ama e che un po’ rappresentano la sua vita e attacca “A child is born” seguita dalla splendida “I won’t mind”. Purtroppo non c’era un programma di sala disponibile, per cui non tutte i brani sono state identificati, ma vale la pena ricordare la versione a cappella di “Tom’s diner” di Suzanne Vega, una versione molto (forse pure troppo) slow di “You’re my sunshine” ed il finale del primo atto col botto “Sunday in the park with Dot” ovvero un medley da SITPWG dal punto di vista di Dot che ci ha totalmente stesi visto l’amore che nutriamo per questo musical e anche preparati alla visione che ci attendeva poi domenica 23...
Da non dimenticare neanche lo splendido pezzo scritto appunto appositamente da Legrand “Le Trombone” che ha consentito agli elementi della band di mettere in mostra tutta la loro abilità nel cambiare strumento con una facilità disarmante. Segnaliamo in particolare il ragazzo che dal fondo del palco alternava xilofono, batteria e percussioni letteralmente saltando dall’uno all’altro!
Nell’intervallo, ancora un po’ overwhelmed, abbiamo fatto ulteriori salti di gioia quando abbiamo visto apparire sul palco l’inconfondibile tavolo di Mrs Lovett ed i suoi infarinatissimi pies. A Maria serviva giusto...a customer! E chi passava di là quella sera ed era seduto in prima fila? Toh, Philip Quast, che aveva abbandonato quel palco proprio una settimanella prima dopo 3 mesi di La Cage! Diciamo che la canzone non è che sia stata proprio eseguita alla perfezione visto che i due hanno iniziato a scherzare tra loro (con Maria che ad un certo punto ha urlato a Quast “Stop upstaging me!”), ma il tutto è stato molto divertente.
E’ stato poi il secondo momento dell’orchestra con un’esecuzione molto alternativa della Ballad of Sweeney Todd mixata con il tema della Pantera Rosa, il tutto condito con altri pezzi sempre tratti da Sweeney.
Altro momento forte è stato il coinvolgimento di un ragazzo del pubblico per “Short People”, che è stato pure costretto a suonare il flauto, con Maria che ha chiesto al pubblico chi era stato costretto ad imparare a suonare quello strumento a scuola, ottenendo un hands up quasi totale (cavolo, ‘ste torture sono internazionali allora?).
Nel finale non poteva mancare il suo cavallo di battaglia Broadway Baby e un bell’Happy Birthday eseguito a sorpresa dalla band visto che questa signora celebrava le sue XX (non si dice l’età di una signora!) primavere that very day.
Bellissima serata, con la Friedman che potrebbe interpretare e cantare pure l’elenco del telefono e ti farebbe cadere la mascella, che sa passare da un momento brillante e spiritoso ad uno drammatico e sentito nel giro di pochi secondi, seriously. E che voce....
Lo spettacolo è alla Menier fino al 4 maggio e merita, di brutto!
WHEN? 19 March 2008
HOW WAS THE SHOW?
Incantati completamente da questa donna eccezionale lo scorso anno nel concerto Good Thing Going - Simply Sondheim, non appena abbiamo scoperto che ci sarebbe stata una sua serie di concerti alla beloved Menier Chocolate Factory, abbiamo immediatamente acquistato i biglietti per la prima preview.
E che si può dire di una che ha Sondheim come padrino di uno dei suoi figli, il quale bimbo lo identifica come il signore che ha tanti bei giocattoli e prepara ottimi sandwich al cetriolo, e che ha Michel Legrand che le scrive una canzone appositamente per questo show? Giusto inginocchiarsi e dirle “we ain’t worth it!”
Non si sa se per il poco tempo trascorso dalla fine del run o per scelta, ma la scenografia era praticamente la stessa de La Cage, con la differenza che sul palco al posto delle Cagelles c’erano 11 spettacolari musicisti in grado di suonare circa 40 strumenti differenti diretti dai due MD Michael Haslam e Chris Walker.
Maria entra a sorpresa cantando che non sa bene con cosa iniziare, per cui farà per primo il suo numero di chiusura salutando e ringraziando tutti per aver partecipato, per poi a fine canzone osservare dalle quinte che ora non ha qualcosa con qui chiudere... Riparte poi dalla platea (evvabbé, non c’è galleria, ma non stiamo a sottilizzare) cantando Marry me a Little, con la voce un po’ rotta dall’emozione, ma non per questo meno catchy. Ci spiega che questo show è composto da canzoni che ama e che un po’ rappresentano la sua vita e attacca “A child is born” seguita dalla splendida “I won’t mind”. Purtroppo non c’era un programma di sala disponibile, per cui non tutte i brani sono state identificati, ma vale la pena ricordare la versione a cappella di “Tom’s diner” di Suzanne Vega, una versione molto (forse pure troppo) slow di “You’re my sunshine” ed il finale del primo atto col botto “Sunday in the park with Dot” ovvero un medley da SITPWG dal punto di vista di Dot che ci ha totalmente stesi visto l’amore che nutriamo per questo musical e anche preparati alla visione che ci attendeva poi domenica 23...
Da non dimenticare neanche lo splendido pezzo scritto appunto appositamente da Legrand “Le Trombone” che ha consentito agli elementi della band di mettere in mostra tutta la loro abilità nel cambiare strumento con una facilità disarmante. Segnaliamo in particolare il ragazzo che dal fondo del palco alternava xilofono, batteria e percussioni letteralmente saltando dall’uno all’altro!
Nell’intervallo, ancora un po’ overwhelmed, abbiamo fatto ulteriori salti di gioia quando abbiamo visto apparire sul palco l’inconfondibile tavolo di Mrs Lovett ed i suoi infarinatissimi pies. A Maria serviva giusto...a customer! E chi passava di là quella sera ed era seduto in prima fila? Toh, Philip Quast, che aveva abbandonato quel palco proprio una settimanella prima dopo 3 mesi di La Cage! Diciamo che la canzone non è che sia stata proprio eseguita alla perfezione visto che i due hanno iniziato a scherzare tra loro (con Maria che ad un certo punto ha urlato a Quast “Stop upstaging me!”), ma il tutto è stato molto divertente.
E’ stato poi il secondo momento dell’orchestra con un’esecuzione molto alternativa della Ballad of Sweeney Todd mixata con il tema della Pantera Rosa, il tutto condito con altri pezzi sempre tratti da Sweeney.
Altro momento forte è stato il coinvolgimento di un ragazzo del pubblico per “Short People”, che è stato pure costretto a suonare il flauto, con Maria che ha chiesto al pubblico chi era stato costretto ad imparare a suonare quello strumento a scuola, ottenendo un hands up quasi totale (cavolo, ‘ste torture sono internazionali allora?).
Nel finale non poteva mancare il suo cavallo di battaglia Broadway Baby e un bell’Happy Birthday eseguito a sorpresa dalla band visto che questa signora celebrava le sue XX (non si dice l’età di una signora!) primavere that very day.
Bellissima serata, con la Friedman che potrebbe interpretare e cantare pure l’elenco del telefono e ti farebbe cadere la mascella, che sa passare da un momento brillante e spiritoso ad uno drammatico e sentito nel giro di pochi secondi, seriously. E che voce....
Lo spettacolo è alla Menier fino al 4 maggio e merita, di brutto!
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