venerdì 14 settembre 2007

It started out like a song…

… we started quiet and slow with no surprise/Then one morning I woke to realize we have a Good Thing Going/
Difficile esprimere a parole l’entità e la varietà di emozioni da cui i vostri BadIdeaBears sono stati prima accarezzati, poi coccolati, e quindi, in un crescendo inarrestabile, toccati nel profondo e quasi sopraffatti. Tutto nell’arco di un paio d’ore. E tutto grazie alla magia per cui – come ha detto in prima persona, in un’altra sede, uno degli interpreti in scena – Stephen Sondheim scrive la sua musica funzionalmente per l’attore, per la storia che deve raccontare, e più di tutto per le emozioni che si propone di trasmettere allo spettatore.
Se poi in scena nel contesto acustico quanto meno ‘peculiar’ della Cadogan Hall sono, accompagnati dalla Royal Philarmonic Orchestra e dal suo impatto sonoro non comune neppure sulla piazza londinese, un quartetto di performers esperti e pluripremiati, ma soprattutto pieni di talento e sensibilità, per giunta sostenuti nelle parti corali da 16 giovani coristi diplomandi della Arts Ed, capite bene che la formula per l’estasi del musical theatre lover sia a portata di mano.

WHERE: Cadogan Hall, 5 Sloane Terrace, Lonson SW1K 9DQ
WHEN: 11 August, 2007
HOW WAS IT?:
A portata di mano era, fondamentalmente, persino il palco, per gli orsetti comodamente avvolti da una poltrona di seconda fila, che era – come spesso accade in virtù dello strano concetto locale di ‘partially restricted view’ – per altro on sale a prezzo amico. Ed ecco Simon Green prendere la scena e rivolgersi al pubblico con le ‘Invocation and Instructions to the Audience’ da ‘Frogs’, per poi accomodarsi su uno sgabello dal quale avrebbe introdotto brano dopo brano senza mai negare qualche preziosa informazione al contorno, seguendo una scaletta che ha toccato una buona fetta della produzione Sondheimiana, ma soprattutto ha permesso ai 4 protagonisti di dare il meglio di sé. Mary Carewe e Graham Bickley hanno indubbiamente brillato per capacità tecniche ed interpretative, ma è inutile nascondere che non potevano che apparire un gradino al di sotto dei loro compagni di scena, pluri-vincitori di Olivier Awards ed affini, Maria Friedman e Daniel Evans.
Maria, intensa e versatile come poche, ha fatto ridere di gusto l’intero pubblico riproponendo quella Mrs. Lovett irruente e scatenata (al punto che qualcuno in prima fila è tornato a casa imbiancato dalla farina con cui preparava le sue ‘worst pies in London’) per poi portare tutti sull’orlo delle lacrime con ‘Losing my mind’ (da ‘Follies’). Daniel, da par suo, è stato tenero e vulnerabile raccontando la sua incapacità a fischiettare (‘Anyone can whistle’), ironico e rilassato (nel duetto con Mary Carewe in ‘Barcelona’, da ‘Company’), e poi ancora toccante in una miscela di fragilità ed intensità emotiva (sulle note di ‘Being alive’, ancora da ‘Company’). Quando Maria ha unito la sua voce a quella di Daniel e ne ha incrociato lo sguardo per invitarlo to ‘Move on’ (da ‘Sitting in the park with George’), i BiB si sono poi definitivamente ritrovati senza respiro e per un po’ incapaci di intendere e di volere. E come dimenticare quel muro di suono che, con il contributo del coro, ha invaso la Cadogan Hall raccontando di Bobby baby... Bobby bubbi... Robby... Robert darling e della sua compagnia di amici… e ancora a ricomporre la visione corale di una domenica pomeriggio sull’isola di La Grande Jatte on a Sunday, by the blue, purple-yellow-red water? Ah *sighs*... that was bliss!

Per la serie “Stage-door moments”: il vostro BabyBlueBear ha avuto la gioia di fare due chiacchiere con Daniel Evans stesso medesimo in persona proprio quello vero, per il quale ha una ammirazione sconfinata, il quale essendo persona deliziosa non solo gli ha firmato con dedica il programma di sala, ma ha pure buttato lì un ‘and please, come and say hi if you get a chance to be there’ (riferendosi al fatto che l’anno prossimo sempre egli stesso medesimo duplice Olivier Award winner con Jenna Russel trasferiscono la produzione by Menier Chocolate Factory di ‘Sunday in the park with George’ allo Studio 54 a Broadway).

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