domenica 16 novembre 2008

And in a perfect world

...a miracle would happen e finalmente potremmo vedere una versione completa di The Last Five Years che ci soddisfi appieno, ma neanche stavolta è stato così...
Doveva inizialmente essere un one-off per celebrare i 5 anni di Notes from New York, poi a grande richiesta è diventato un three-off e per fortuna si sono fermati lì perché, a dirla proprio tutta, questa operazione non è che sia proprio riuscita benissimo!

Come oramai tutti i nostri 4 gatti fedeli lettori sapranno, i BIB hanno un grosso debole per due autori: il maestro Sondheim ed il ggggiovane Jason Robert Brown, per cui una nuova messa in scena di The Last Five Years andava assolutamente vista. Soprattutto perché il ruolo di Cathy sarebbe stato interpretato dalla bravissima Julie Atherton, che è tanto nei nostri cuoricini di orsetti per essere stata la Kate Monster originale di Avenue Q qui a Londontown. Su Jamie - Paul Spicer invece avevamo già prima di vederlo sul palco le nostre perplessità in quanto, pur non avendolo mai osservato dal vivo, dalle immagini promozionali che giravano in rete ci sembrava istintivamente poco adatto in quanto troppo efebico e "pulitino" per essere un ambizioso giovane scrittore con la passione per serate con amici, sbornie e donne.

Effettivamente, l'espressione sui nostri volti a fine show la diceva lunga sul limitato stato di soddisfazione, soprattutto perché quando si ha per le mani del materiale del genere, la voglia di farne qualcosa di molto buono dovrebbe essere tale e tanta da non farle proprio prendere in considerazione, certe opzioni di casting e allestimento. La Atherton si è confermata molto in gamba, specialmente laddove la vena brillante ed i tempi comici venivano messi in gioco (Summer in Ohio) o nei momenti più introspettivi e drammatici (Still Hurting). Qualche caduta nello overacting qua e là, ma nell'insieme molto nella parte che, come pensavamo alla vigilia, pare costruita abbastanza su misura per lei.
Peccato che... le note positive di questa rappresentazione però finiscono sostanzialmente qui: se l'orchestra con tanto di ricca sezione d'archi è stata impeccabile, il fonico aveva evidenti problemi di udito, se è vero che le voci degli interpreti sono state a tratti totalmente coperte da quel muro di suono... la scenografia, riciclata dalla play in scena in quel momento (La ragazza dall'orecchino di perla, per la cronaca) non è che sia sempre stata funzionale, la messa in scena non ha proprio rispettato le direttive originali che vogliono questa sorta di interazione/non interazione tra i due personaggi e che quindi li vuole spesso entrambi in scena nello stesso momento... Julie e Paul erano in scena sempre da soli, con un effetto di alternanza sul palco quasi sanremese.

E - saving the worst for last... - purtroppo i nostri timori su Spicer si sono rivelati fondati, ma anche peggio: Jamie non era proprio il suo character ideale, tanto che il ruolo che gli è venuto meglio è stato quello del clock del sarto di Klimovitch nella Schmuel Song! Non solo, però, è stato poco credibile, ma anche vocalmente non si è affatto dimostrato all'altezza di uno score indubbiamente demanding, ma a qualcuno che si proponga come West End performer per uno show di questo tipo, le stecche e calature sparse che i nostri orecchi hanno dovuto sentire non si possono proprio perdonare. Perché, a dirla tutta, nel suo caso, ci sentiamo di escludere la responsabilità del fonico nei momenti in cui della sua voce ssi poteva solo dire: non pervenuta!