mercoledì 21 gennaio 2009

Momento Rieducational Channel


Non si sa bene quanto queste online petitions siano efficaci, però ci si prova...

Se tra i quattro gatti lettori ci sono degli appassionati del vecchio Zio Will, di David "Doctor Who" Tennant nonché qualcheTrekker, qui si può firmare per questa petizione che richiede l'uscita in DVD del favoloso allestimento di Hamlet della Royal Shakespeare Company con appunto Tennant nel ruolo principale e Patrick Stewart in quello di Claudius/The Ghost.
E che sia favoloso non lo dicono solo le recensioni entusiaste che detto allestimento ha raccolto tanto nel run estivo a Stratford che in quello invernale londinese, con o senza Tennant, ma anche la YB che lo ha visto con i suoi umili occhi insieme a Nerwen che ne parla qui.

Insomma, firmate numerosi!


giovedì 15 gennaio 2009

Into the woods and through the fear…

... you have to take the journey!

E siccome l'anno vecchio si era chiuso con Sondheim… non era forse il caso che l'anno nuovo venisse immediatamente aperto con un po' di Sondheim time? La possibilità ghiotta ci è stata offerta da una produzione decisamente off-West End, dichiaratamente a budget ridotto, ma non per questo povera di ingegnosità nell'allestimento o di qualità esecutiva…

WHERE: Upstairs at the Gatehouse, Highgate Village – London, N6 4BD
WHEN: Saturday, 3rd Jan. 2009
HOW WAS THE SHOW?:

La venue: il tipico performance space ricavato sopra un pub, questa volta nel villaggio di Highgate, ovvero un trivio con due bottegucce e, appunto, il pub. Ad accogliere il pubblico all'ingresso una ragazza della produzione che ti controlla il biglietto e dice "welcome to the woods!" e, a dire il vero, varcata la soglia e preso posto sui (non scomodi… molto, molto peggio!) seats ci si trova decisamente catapultati nella dimensione di 'Into the woods', perché, come spesso accade in questo tipo di produzione, non solo il confine tra palcoscenico e pubblico è a dir poco virtuale, ma addirittura si spinge tra i seats stessi, dove parte del cast prenderà posto a più riprese.
Quando lo show prende il via, realizziamo immediatamente che questo allestimento che va in scena a cavallo del periodo festivo di fine anno prende in prestito più di qualche elemento dalla forma di intrattenimento teatrale più tipica della stagione – la panto – per proporne al pubblico una in cui il materiale è decisamente più strutturato e profondo, ma la messinscena gioca spesso e volentieri con quella naivetè che è propria del racconto destinato ai bambini. E dato che il libretto stesso si propone di scompaginare un bel po' di fiabe della tradizione rileggendole da un punto di vista molto diverso dal solito, e indagando poi su che cosa succede nel mondo delle favole dopo quel "e vissero tutti felici e contenti" al quale ci hanno abituati da bambini… l'idea non è affatto malvagia.
Così, Florinda e Lucinda, le sorellastre di Cinderella, sono interpretate da due attori in drag, come in ogni panto che si rispetti… a rappresentare Milky White, la mucca "best friend" di Jack c'è un buffo accrocchio che di bovino ha molto poco… le soluzioni di scena per rappresentare il sangue, le trasformazioni, gli effetti magici sono talmente semplici e dichiaratamente "in your eye" che strappano risate più che sembrare "cheap"…
A fare da contraltare a questa giocosità c'è, però, la scrittura del musical che è, al solito, ricca di trovate geniali, sia dal punto di vista musicale, sia per quanto riguarda i testi… le situazioni in cui si trovano i personaggi, in buona parte, ci sono note dall'infanzia, ma la rilettura che ne viene data è ora spiazzante, ora al limite della caricatura e pertanto naturalmente comica ("Agony", il duetto dei due principi che cantano di quanto sia struggente e doloroso cercare di conquistare le rispettive innamorate tanto difficili da raggiungere ne è un chiaro esempio!). Efficace poi la soluzione utilizzata per l'ambientazione, per cui proiezioni su uno schermo hanno dato vita ai vari luoghi nei quali si svolge la trama ed hanno fatto da sfondo alle immagini registrate dei personaggi che non potevano essere materialmente in scena in quel momento, dato che i loro interpreti erano già in scena nei panni di altri (come nel caso dei principi di cui sopra, che erano anche le sorellastre, uno di loro era anche il Lupo, etc.). Il caso per altro ha voluto che incontrassimo il grafico che ha creato le proiezioni un paio d'ore prima dello show, perché è un collega di Nerwen!

Dal punto di vista interpretativo, il cast ci ha più che convinto in certi casi, ed in particolare con il Baker di Dominic Brewer e la Baker's Wife di Rachel Bingham , e soprattutto con la Cinderella della bravissima Emma Odell e la Little Red Riding Hood di Lauren Appleby. Un po' deludenti, invece, la Strega di Susan Kyd e il Jack di Daniel Summers. Segnaliamo invece la prova poliedrica di Shimi Goodman, non solo per la bella e facile vocalità, ma per le risate regalate dalla sua "principesca" falcata nell'attraversare il palco "al galoppo" e per averci proposto il Lupo cattivo più camp della storia!

It's panto time!

Ebbene si, è arrivato di nuovo quel periodo dell'anno in cui tutti gli attori disoccupati trovano un lavoretto di un paio di mesi grazie alla tradizione inglese della panto, dove gli toccheranno personaggi in costumi ridicoli o in drag per la gioia di grandi e piccini. E pure quest'anno di panto ce ne siamo fatta una, stavolta addirittura in trasferta a Birmingham per un motivo molto nobile: la presenza di John Barrowman che finalmente abbiamo visto su un palco in Robin Hood - The Pantomime Adventure

WHERE: Birmingham Hippodrome -Birmingham
WHEN: 2 January 2009
HOW WAS THE SHOW?

E' sempre un po' una sorpresa per noi constatare quanto ci si possa godere uno spettacolo in un teatro pieno zeppo di bambini anche piccolissimi e a malapena realizzare che circa il 60% del pubblico è da loro composto.
Questo tipo di spettacolo prettamente natalizio, di cui abbiamo già parlato qui, di solito rielabora un classico per bambini mantenendo le basi della storia e aggiungendo battute, personaggi e situazioni che "arricchiscono" la favola e prevedono il coinvolgimento del pubblico. Non mancano doppisensi e battute per adulti, ma in UK sono probabilmente abbastanza intelligenti da capire che fino ad una certa età determinate allusioni passano sopra la testa dei più piccini da una parte, ma dall'altra li abitua a vedere affrontati certi argomenti senza malizia o pruderie di vario tipo (MOIGE & Vaticano leggete e imparate).

Questa panto è decisamente di quelle "ricche". A parte la star John Barrowman (fantastic, fantastic, fantastic) nel ruolo principale, nei panni di Will Tucker c'è il bravissimo ventriloquo Paul Zerdin con il suo pupazzo irriverente Sam, un Friar Tuck en travesti per i 3/4 del tempo concupito dallo Sceriffo di Nottingham, una Cassandra sempre annunciata da fuoco e fiamme e soprattutto lui, l'inquietante robot Titan ovvero il Doctor Who's reject (i riferimenti al Doctah ovviamente sono stati molteplici, bless!).

Insomma pure quest'anno ci siamo divertiti e neanche poco!

PS: I biglietti del treno a/r per Birmingham £ 10, il biglietto per la Panto £ 27, John Barrowman che canta We're all in this together da High School Musical non ha prezzo!

giovedì 8 gennaio 2009

It sounds unlikely to me…

… but you said I should watch for the night to smile.

Sarà che al cioccolato è difficile resistere… ma i vostri orsetti di fiducia sono qui a raccontarvi di una loro ennesima incursione alla Menier Chocolate Factory che, ancora una volta, li ha visti uscire estatici e conquistati da una nuova produzione che già grida “ West End transfer” a gran voce, e non solo perché la run nella intima e piccina venue sulla riva sud del Tamigi è sold-out da un bel po’…

WHERE: Menier Chocolate Factory, 53 Southwark Street - London SE1 1RU
WHEN: 31st December, 2008
HOW WAS THE SHOW?

È estate in Svezia, ai primi del ‘900. Una di quelle notti in cui il sole scende basso sull’orizzonte, senza però realmente tramontare mai… e quella luminosità naturale, ovattata sì, ma sufficiente a tenere gli animi svegli mentre la notte si consuma, fa da cornice al racconto basato sul film di Bergman “Smiles of a Summer night”. Perché mai dovrebbe sorridere la notte? Chiede la giovanissima Fredrika alla nonna, Mrs. Armfeldt.

Beh, sorride di fronte alla follia umana: ai giovani, che non sanno nulla… agli sciocchi, che sanno troppo poco… e ai vecchi, che sanno pure troppo.

Anche il pubblico di questa nuova produzione di “A little night music”, con gli occhi attenti a scorgere i sorrisi della notte né più né meno di quelli di Fredrika, viene presto catturato e portato ad osservare le piccole follie umane dalla prospettiva privilegiata della stessa Mme. Armfeldt (Maureen Lipman), il cui rimescolio delle carte da solitario segna un corrispondente rimescolio tra le relazioni fra i personaggi, e del quintetto/coro greco che punteggia il racconto creando le atmosfere e giocando di contrappunto sia musicalmente, sia quanto a riflessioni inserite con apparente casualità tra un verso e l’altro.
Hannah Waddingham ha l’arduo compito di essere Desirée dopo che lo stesso ruolo è stato associato ad un’attrice del calibro di Judi Dench nella produzione del National Theatre del ’95, e supera l’esame... rendendo il confronto improponibile perché disegna, se possibile, un personaggio molto diverso. La sua Desirée è una donna che ha ancora un gran bel pezzo di vita davanti a sé e vuole provare a riscriverne il copione prima che sia troppo tardi… è una mamma affettuosa che cerca e trova in Fredrika una complice giocosa, e una figlia ribelle cui Mme. Artfeld rimprovera qualche scelta non ben ponderata… la sua ‘Send in the clowns’ non ha la stessa intensità drammatica di quella della Dench, ma recupera, come era prevedibile, sul versante della facilità vocale.

Al suo fianco sono molto efficaci i due rivali in amore, Fredrik (Alexander Hanson) e Count Carl-Magnus (Alistair Robbins), ma ancora più degni di menzione sono Gabriel Vick nei panni di Henrik, che rilegge in modo ironico e buffo “Later” senza privare Henrik della intensità e moralità che lo contraddistinguono (e suona meravigliosamente il violoncello!) e Kelly Price, fantastica nel ruolo della Countess Charlotte, cui il libretto affida il compito di muovere i fili che fanno evolvere la situazione interrelazionale e, di fatto, rendono possibile “A weekend in the Country” in cui tutti i personaggi si ritrovano sotto lo stesso tetto.

A fare da contraltare alla sua prova è l’unico vero neo della produzione, ovvero Jessie Buckley nel ruolo di Anne - nota a margine per Sir Mackintosh se per caso ci sta leggendo… ok che durante “I’d do anything” fosse diventata la sua preferita e ok che adesso ci tenesse tanto a darle una spintarella, ma insomma… al prossimo casting, magari, siamo più obiettivi, d’accordo? Vero, fare la ragazzina foolish le viene incredibilmente naturale, ma la parte di Anne è troppo acuta per la sua tessitura. E puh-lease… qualcuno provi a toglierle una briciola dell’accento regionale che si porta dietro! Al confronto, Grace Link, la giovanissima interprete del ruolo di Fredrika fa il figurone di una navigata professionista…

Ancora una nota di merito va al “personale di servizio” di casa Egerman e Artfeld, alla Petra di Kaisa Hammerlund, che si merita un sonoro applauso al termine di “The miller’s son” con la quale riempie da sola la scena e a Jeremy Finch, Frid, cui spetta il compito di riesumare dallo score quella “Silly people” cancellata ai tempi della produzione on Broadway.
Last but oh so not least… ancora una volta l’orchestrazione originale di Sondheim, alleggerita e riarrangiata su scala “da camera” per la Menier, ad opera di Jason Carr è un gioiello, e consente di apprezzare quanto le liriche siano ricche e “subtle”, anche nelle parti di insieme e nei numerosi interventi del “coro greco”.

Insomma… diteci quando e dove si trasferisce, che noi orsetti prenotiamo già d’ufficio per un paio di repliche… maybe next year?

mercoledì 7 gennaio 2009

So many roads still unexplored...





We gave the world new ways to dream!
WHERE: Comedy Theatre, Panton StreetLondon - SW1Y 4DN
WHEN: Monday, 5th January 2009
HOW WAS THE SHOW?
Ci sono in giro sul web non poche recensioni di questa nuova produzione di 'Sunset Boulevard' che al potenziale spettatore fanno venire più di un dubbio circa l'opportunità di acquistare un biglietto... chi lamenta la dimensione raccolta del teatro, lontana dagli sfarzi hollywoodiani della produzione originale... chi opina sulla non piena adeguatezza di scelte cromatiche per le scenografie... chi si dice disturbato dal nuovo arrangiamento pensato non per un'orchestra schierata al gran completo, ma per un ensemble di strumenti dalle proporzioni quasi cameristiche...
Possibile che tutti costoro abbiano visto uno show diverso da quello visto da noi?! Possibile che nessuno di questi espertoni sappia considerare la possibilità di percorrere nuove strade e di sognare davanti alla magia del teatro che prende vita davanti ai loro occhi?


Non avevamo reale familiarità con lo show alla vigilia, addirittura il Baby Blue Bear stentava a riconoscerne una singola linea melodica come qualcosa di già sentito... ma siamo rimasti incantati dalla produzione. Lo "stratagemma" già utilizzato da Doyle per 'Sweeney Todd' e 'Company' di avere la maggior parte del cast composto da performers che sono anche musicisti e che, dunque, fanno le veci dell'orchestra non sarà più - appunto - la trovata dell'anno, ma non perde, per questo, di efficacia e capacità di ammaliamento. La naturalezza e fluidità con cui i membri del cast mettono in mostra il loro talento multiforme non può lasciare indifferenti, e vedere passare gli strumenti di mano in mano, o uno stesso performer gestire fiati, archi e tastiera di un pianoforte con la stessa apparente agilità con cui un comune mortale si lega una scarpa, per poi prendere a cantare e tutto quanto senza mai uscire dalla tensione emotiva della narrazione... beh, forse valgono qualcosa più di un juke-box musical che sciorina in sequenza i successi di una boy-band(!).
La dimensione intima e, in un certo senso, decadente dell'ambientazione, che qualcuno ha trovato inadeguata a descrivere lo sfarzo della cornice hollywoodiana, si sposa invece piuttosto bene con il fatto che quello sfarzo, quello stile di vita sopravvivono solo nei ricordi di Norma e in tutto ciò che Max fa per mantenere in vita la sua illusione (she's still big, it's just the sets that got small). Inoltre consente allo spettatore di concentrarsi sulle componenti umane ed emozionali della vicenda, l'accento essendo in questo modo posto sempre e comunque sui personaggi in scena. Probabilmente non avere termini di confronto reali legati ad allestimenti passati ci ha messi in una posizione molto favorevole, rispetto alla maggior parte del pubblico inglese che conosce bene questo frutto della penna di Lord Webber ed è forse legato affettivamente a versioni passate... ma non possiamo che rimanere stupiti una volta di più leggendo commenti che sembrano basati più sul rimpianto per il fatto di non avere più la produzione originale che sull'apprezzamento di ciò che di buono (e non è poco!) c'è in scena ora.

Kathryn Evans era indisposta la sera che abbiamo visto lo show, e nel ruolo di Norma Desmond l'ha dunque sostituita la sua understudy. Cari i nostri lettori... avercene! Certo, la Evans sarà forse più in character perché la differenza di età tra lei e l'ottimo Ben Goddard (Joe Gillis) è più vicina a quella prevista dal copione, ma Jessica Martin ha messo nel suo personaggio anima ed intensità da vendere, ricevendo a più riprese un responso più che caloroso da parte del pubblico.
A fine show lunghissimo l'applauso per i due protagonisti, ma in generale per l'intero cast autore di una prova davvero notevole, con una nota di merito particolare per la Betty di Laura Pitt-Pulford e l'Artie di Tomm Coles, entrambi chiamati con enorme frequenza a "giocolare" canto/recitazione e una varietà di strumenti a fiato di cui probabilmente abbiamo un po' perso il conto!

In questo periodo di chiusure anticipate e di show che faticano a sopravvivere, il teatro non esattamente pieno di lunedì sera non è troppo beneaugurante, ma confidiamo che un sano passaparola possa riportare il pubblico in sala (anche grazie ad offerte sui biglietti che non mancano) e che questa produzione di qualità possa - come previsto in origine - resistere fino a primavera...