sabato 27 ottobre 2007

Let's raise the church roof


Ma sarà o non sarà in una vera chiesa? Eh si, era proprio una chiesa con tutti i sacramenti quella che ha ospitato il concerto di Andrew Lippa, gay e di religione ebraica, qui a Londra.
Ed ecco un altro di questi compositori americani in their forties che danno quasi fastidio per la dose immonda di talento che possidedono!!!!

WHERE: St. Paul's Church, Knightsbridge London
WHEN: 22 October, 2007, 20.00
HOW WAS THE SHOW?

Con mia somma gioia, in assenza del BBB, stavolta ho avuto due compagne di visione oltremodo qualificate come Nerwen e la sua other half Manu, che insomma già predispone in tutt'altro modo alla visione!

Fossimo stati in Italia, all'entrata della chiesa ci avrebbero fermato un po' tutti, incluso l'artista che si doveva esibire, perché assolutamente non idonei a mettere piede lì dentro secondo i dettami di quel tipo vestito di bianco e che parla come Gatto Torakiki che, ahimé, vive nella mia città di origine, ma qui siamo in un paese civile, per cui al limite per citare Nerwen "ci rivedremo tutti all'inferno".

Che dire del Sig. Lippa se non wow, accidenti, miseria ma quanto bravo sei!!!! Giusto per una breve introduzione, il detto composer è responsabile dello splendido The Wild Party (che nel suo run off-Broadway aveva questo cast da due soldi composto da Murney-Menzel-Diggs-D'Arcy James), ha lavorato con Stephen Schwartz agli arrangiamenti di The Prince of Egypt, è dai tempi di You're a Good Man Charlie Brown (per il quale ha scritto le nuove canzoni per l'edizione del 1999) il musical director di Kristin Chenoweth, giusto per nominare una parte del suo curriculum.


La chiesa non è che fosse gremita in tutto l'ordine di panche, ma chi c'è stato ha avuto la fortuna di essere subito introdotto nell'atmosfera migliore con una canzone (chiedo venia in anticipo, ma di molte non conosco il titolo esatto) sul come si rimorchia dopo i 40 anni e dal racconto di come la famiglia Lippa al completo fosse presente quella sera perché erano tutti in gita in Inghilterra (sono originari di Leeds) per il matrimonio di un parente.
Degna di particolare menzione la mamma, che le canzoni le conosceva TUTTE e se canticchiava, battendo il piede a tempo...un mito, la vera mamma di cotanto figliolo!

Di seguito appunto brani da The Wild Party, The Little Princess, una canzone scritta per una sua amica molto piagnona perché le mancava l'amore, una esibizione al piano a quattro mani con Joel (non mi ricordo il cognome, help! Le mie compagne di visione mi hanno detto trattasi di uno dei musical director di Wicked...giusto?) con il quale il giorno dopo sarebbe andato a Budapest per registrare la nuova opera di Lippa, prodotta dalla Disney, e intitolata The Man on the Ceiling, dal quale ha pure eseguito in quasi anteprima alcuni brani e che sembra molto ma molto promettente.
Da segnalare che ad un certo punto ha richiesto anche la partecipazione del pubblico per dei cori che sembravano pure adeguati al luogo visto che c'era da ripetere questo Joyyyyyyyyyyyy che faceva un po' hymn :-D

Sul palco sono saliti anche i due protagonisti di John & Jen, che sarà in scena in strani giorni alterni a novembre al Finborough Theatre, Helen Evans e il parruccone Jon Hawkins e il bis è stata una canzone molto bella dedicata al suo partner David.

Un'ora e poco più di puro divertimento, che insomma, e scusate se batto molto su questo punto, in chiesa non è che sia una cosa molto comune...

martedì 9 ottobre 2007

I’ll kiss your Manolo, let me kiss your Manolo… your every wish I will obey!!?


Come dite? Non ve la ricordavate proprio così? Tsk… ingenui… Ve l’avevano annunciato in tutte le salse: sarà un remix! Adesso non potete proprio dirci che non ve lo aspettavate... E quindi anche se il programma di sala si apre con il faccino di Jonathan Larson a fianco di uno scatto da 'La vie Bohème' primissima versione con Anthony in primo piano, ecco... magari fate finta di non averli visti, prendete un bel respiro e aspettate che tutto abbia inizio.


WHERE: Duke of York Theatre, St Martins Lane,London,WC2N 4BG
WHEN: 6 October, 2007, 16.oo matinée
HOW WAS THE SHOW?

I produttori di Kylie Minogue si sono svegliati qualche mese fa e si son detti: ma perché non facciamo un musical? Dai, rifacciamone uno aggiornandolo di qualche anno... perché non quello lì dell'East Village con i bohemiens? Sì... ne hanno fatto pure un film! E così, appunto, hanno visto il film, poi qualcuno ha ricordato loro che esisteva uno staging teatrale con altre scene, e che la trama non si esauriva con la vigilia di Natale, ma proseguiva e si sviluppava... Insomma, questi produttori e il regista - pare appena licenziato e sostituito per favorire qualche cambiamento in corsa - non dovevano avere le idee troppo chiare. O meglio, si son proposti di cambiare con un'idea di fondo buona, volendo aggiornare lo show dalla fine degli anni '80 al nuovo millennio... ma poi l'hanno messa in pratica con una certa faciloneria.


(se volete andare a vederlo senza preconcetti, saltate i prossimi paragrafi... SPOILER WARNING)


Empty chairs at empty tables at the Life Café
Vi ricordate quel Mark un po' gracilino, un po' geeky, tutto chiuso nel suo mondo con la sua telecamera, la sciarpa sempre intorno al collo... nah, forget him! Ora Mark di secondo lavoro fa il modello per Abercormbie & Fitch che, chiaramente, lo paga fornendogli il guardaroba. Ah, mentre c'è, questo Mark ci regala anche qualche fraseggio musicale liricamente impostato, perché Rhoe Thornton ha un passato da Les Miz e Phantom, quindi deve esserne rimasto turbato e qua e là ne porta i segni...

¿Donde estás Mimi? Tu mama está llamando...
Vi ricordate quella ragazza malata, ma piena di vitalità, di voglia di ballare, di ridere con gli amici... Mimi la portoricana? Ecco, non c'è più. Al suo posto una specie di ectoplasma irlandese con i capelli rossi che si trascina sul palco e con un filo di voce sussurra in chiave un po' nightclub, un po' Kandar&Ebb-remix, la sua 'Out tonight'. Peccato che l'allestimento le impedisca di entrare in casa di Roger e che poi i due non possano interagire mentre lui in teoria la caccia di casa...

I love margins and discipline, I make lists in my sleep, baby!
Vi ricordate quella donna cazzutissima e ben decisa a tener testa alla sua ragazza e al di lei ex-boyfriend, carriera brillante, famiglia un po' invadente e l'amore per la precisione? Tut... no, adesso indossa tailleurs/pantaloni eleganti su una camicetta non scollata, deppiù, e - a sentire la sua compagna - indossa Manolo nel migliore Carrie Bradshaw style. E mentre c'è, invece di un tango scalcagnato e improvvisato con Mark, ci balla una versione appassionata e coreuticamente impeccabile all'argentina, condita di strusciamenti e palpeggiate varie.

Let's get funky...
E ve la ricordate la performer alternativa, quella che protestava invocando la presenza di una fantomatica mucca, e poi si faceva beccare a flirtare in giro, prendeva in giro Benny...? Beh. Ora va in giro conciata che neppure se praticasse il mestiere più antico del mondo e la sua protesta ha davvero perso un po' di mordente. Per certo continua a flirtare non poco.

Then a little bulldog entered...
Ah, ho citato Benny. Diciamocelo: era stronzetto, prima di riscattarsi a fine musical, ma lo faceva Taye Diggs, e uno non poteva proprio restare indifferente. Talmente bello che uno gli perdona un po' tutto. Ecco, ora manco più si può dire che sia bello, si muove in modo talmente strambo che si fatica a credere che quello lì sia un ballerino... 'nsomma, non poteva stare con la sua calzamaglia verde un altro po'!?

I'll cover you... with a white fake fur jacket?
Uh, e dimenticavo. Ma voi non ci avevate lasciato il cuore con Angel, con le sue mises esagerate, il cappottino da Santa Claus, il gonnellino a fiori, e poi il look da Pussy Galore con il parruccone biondo, e quanto ci si credeva che fosse 'more of a woman than you'll ever get, and more of a man than you'll ever be'... era facilissimo. E quando moriva, le lacrime... e il singhiozzo fino alla fine di 'Goodbye love'. Ma no. Adesso si qualifica al massimo come pole-dancer in un locale notturno, si porta in giro un alberello di Natale con le luci rosa che neppure il vucumprà più sfigato ha mai osato vendere... e quando muore 'risorge' con tanto di alucce bianche.


E direte voi, a questo punto, ma allora fa schifo!?!?
Ecco, il punto è che no, non ci riesce neppure. Perché il materiale di partenza è talmente buono che i piccoli tagli hanno sfrondato qualche parte musicale di cui in effetti si poteva fare a meno, i remix musicali sono tutto sommato digeribili, anche se non sempre si comprende che cosa dovrebbero significare o lasciano perplessi certi cambi di tempo improbabili... e alcuni elementi che ci hanno da sempre fatto amare RENT ci sono ancora, intatti. Ma soprattutto sono intatti alcuni elementi molto buoni:
- le parti musicali, compresi i numeri di insieme, sono di qualità elevata, fatte salve le eccezioni già menzionate (Sugababes anyone?) e il cast ha ricevuto in dono una dose significativa di talento, per cui se fosse sfruttato meglio ne nascerebbe qualcosa di davvero notevole
- Luke Evans è un ottimo Roger, con la giusta carica di rabbia e di paura a lasciarsi andare, ma anche capace poi di ritrovarsi e di sorridere, e porta in scena tutte le emozioni che conoscevate del personaggio così come è nato; vocalmente poi il ruolo gli calza a pennello

- Leon Lopez ci ha stupiti con effetti speciali, regalandoci un Collins che probabilmente è la cosa migliore dello show: vocalmente impeccabile, intenso, con il giusto mix di dolcezza e tenerezza ad integrare quella vitalità e giocosità d'animo che gli sono proprie...

(fine SPOILER)


Detto tutto ciò... un consiglio: se avete amato RENT così com'era, andate a vederlo perché in fondo ci siete affezionati, ed è pur sempre RENT, etc. ma andateci sapendo che NON troverete esattamente ciò che vi aspettate, e che alcune cosette vi lasceranno per certo perplessi, straniti, soffocati da una risata isterica o a strabuzzare gli occhi davanti a una visione realmente inattesa. Per esempio si è un po' perso lo spirito del gruppo bohemien as we knew it e il tentativo di portare lo show nel 21mo secolo fallisce miseramente nel momento in cui si menziona ancora Alphabet City come luogo di squatters o si pensa che 4 ragazzi intorno ai 20 in un gruppo di 6 possano essere malati di AIDS e condannati a morire a breve. E godetevi le performances di Luke e Leon, ai quali va il nostro più sincero 'break a leg!' con il vivo ringraziamento che spetta a chi ha inteso e saputo preservare lo spirito originale dello show e l'animo del suo personaggio.

domenica 7 ottobre 2007

Teaser...



Secondo voi, cari quattro gatti, questa foto rappresenta:

1) Una sala della Tate Modern
2) Il progetto per il salone e il soppalco della nuova casa di YB
3) Il set di Rent Remixed London

La risposta a breve su questi schermi... :-D

lunedì 1 ottobre 2007

Sunday double bill 2/2


Dopo I love you because, mi sono spostata verso il Southbank centre, dove alle 19.30, nella piccola e acusticamente perfetta Purcell Room si sarebbe esibito Jason Robert Brown...si quello di The Last Five Years.
Confesso che in questo periodo ho abbastanza una fissa per questo poliedrico compositore-pianista-cantante, per cui ero molto ma molto curiosa di vederlo dal vivo.

Tanto per aprire una parentesi epicurea, il complesso del Southbank ha i migliori panini da bar da teatro della storia: la focaccia con zucchine insaporite con menta e hummus con aggiunta di harissa è andata oltre le mie più rosee aspettative.

Ma andiamo al concerto: presumo che tra il pubblico ci fossero parecchi rappresentanti della theatre people dal modo in cui si salutavano e parlavano di quello che stavano facendo al momento. Mi hanno detto esserci il Leo Frank di Parade Bertie Carvel, personalmente ho riconosciuto il biondino che fa venire la pelle d'oca in Tomorrow Belongs to Me in Cabaret, Jennifer Ellison nonché (sorry Nerwen!) Hannah Waddingham, che si è sbaciucchiata per un bel po' i ragazzi seduti vicino a me.

Entra JRB e attacca la title track del suo CD (carinissimo, consiglio vivamente) Wearing Someone's Else Clothes ed è subito il delirio: canta, suona, fa il cretino, intrattiene ... praticamente dopo l'assolo di piano ha l'intera Purcell (con l'accento sulla U e non sulla E come ci tiene a puntualizzare...mica il Sig. Henry Purcell era americano, ciccio!) ai suoi piedi. Ad accompagnarlo la sua band di due elementi, basso e chitarra acustica, i Caucasian Rhythm Kings

Poi racconta di come una sua amica che stava per sposarsi gli abbia chiesto di scrivere un pezzo per lei per le nozze e lui si sia rifiutato con tutte le sue forze, anche quando ha saputo che Sondheim sarebbe stato tra gli invitati, per poi attaccare la splendida Long Long Road. Dopo un altro paio di pezzi che non ho proprio riconosciuto, arriva la prima guest star della serata: Joanna Riding che si smazza un trittico di pezzi piuttosto deprimenti, tra cui If I told know reperibile in un CD di canzoni by JRB incise dalla Cathy originale Lauren Kennedy.

A seguire un trittico di portata notevole composto Old Hill of Home da Parade (brividone!)/King of the World/Flying over, e poi un pezzo molto carino dal suo ultimo lavoro 13 (quello in cui il protagonista appunto tredicenne spiega al suo rabbino cosa vuol dire Being a Geek.

Arriva il momento della seconda guest star: Jenna Russell (me hearts her!) che si spara tre canzoncine non proprio notissime (almeno alla sottoscritta che si dovuta cercare i titoli *fischietta con nonchalance* riascoltando il concerto *continua a fischiettare con noncuranza*), tra cui un'altra deliziosa da 13 in cui Jenna si produce in un pouting indispettito nei confronti dell'amichetto che non se la fila da antologia!

End of part one dopo quasi un'ora e mezza - 15 minuti di intervallo, cappuccino, e si riprende con un and one and two and you know what to do e via con un brano di Honeymoon in Vegas, l'ultima sua molto promettente opera, al momento in fase di workshop.

E poi scusate ma ho proprio perso i sensi: ha attaccato A miracle would happen e di seguito è entrata Lara Pulver (la Cathy della produzione Menier, nonché attuale Lucille in Parade) che ha attaccato When You Come Home to Me (e cacchio se qui la voce è uscita con lei dal camerino!!!!) e sono andati avanti per 40 minuti abbondanti fino a Goodbye Until Tomorrow/I Could Never Rescue You. E quando si pensava che fosse tutto finito, ecco che come bonus ci viene offerto anche Moving Too Fast.

Ultimo pezzo, la ballad Somebody to Fall Back On, e poi tutti a casa, personalmente con sorriso inebetito sulle labbra e un pensiero fisso: Jason,

You don't have to get a haircut
You don't have to change your shoes
You don't have to like Duran Duran
Just love me

You don't have to put the seat down
You don't have to watch the news
You don’t' have to learn to tango
You don't have to eat prosciutto
You don't have to change a thing,

divorzia pure da Georgia e sposa me!!!!

Ancora obnubilata dal pensiero di Jason che mi indica il Dakota building e mi porta a vedere i dinosauri, mi sono dimenticata di aggiungere una cosa importantissima: JRB ha confermato che Parade London avrà il suo official recording :-D


Sunday double bill 1/2



Londra di solito la domenica da un punto di vista teatrale è zona morta, per cui addirittura due show nello stesso giorno è un evento incredibile...e soprattutto che show!
WHEN: 30 Settembre 2007
HOW WAS THE SHOW?

Parto dal delizioso I love you because, che è per un mese al Landor, un classico fringe theatre situato al piano di sopra di un pub.
Ero un po’ preoccupata per la location, sia perché il quartiere di Clapham dove è situato non è proprio noto per essere tranquillino sia perché alcuni theatre pub sono di uno scomodo assassino, oltre che avere odori non proprio gradevoli dopo anni e anni di moquette spatasciata di birra. Invece non solo la zona non era malvagia, ma ‘ste tre file di sedie erano comodissime, di velluto rosso, belle imbottite e il teatro dava un’idea di recente refurbishment.

Questo musicaluzzo minimalista si basa su Pride and Prejudice di quel genio di donna che è la mia amatissima Jane Austen, con ambientazione NY ai giorni nostri e con questo strano gender reversing, in cui è il povero Austin Bennett (il sempre più bravo Daniel Boys), un bambacione che vive scrivendo testi per cartoline d’auguri, che viene tradito dalla fidanzata Catherine Wickham e su suggerimento del rozzissimo fratello Jeff (Richard Frame) si fa coinvolgere in una double blind date con la fotografa Marcy Fitzwilliams (ad interpretarla è la vera faccia da Audrey Jodie Jacobs) e l’attuario Diana Bingley (una bravissima e splendida Debbie Kurup). A fare da contorno due altri personaggi, che di solito interpretano i camerieri nei posti dove gli altri quattro si incontrano (Lucy Williamson e Mark Golthorp, che nei panni del cameriere cinese è da spaccarsi dal ridere).

Come Austin, anche Marcy è appena uscita da una storia, e l’attuario Diana le dice che stando a precisi calcoli scientifici, devono passare 6 mesi prima di ributtarsi in una relazione seria, nel corso dei quali deve incontrare un Mr. Wrong per poi buttarsi sulla persona giusta.

Ovviamente le cose non vanno mai come programmato e, dopo tutta una serie di vicissitudini che non racconto per non rovinare la sorpresa, l’happy ending è inevitabile.

La parte musicale è di quelle che si lasciano molto ascoltare, senza grandi highlights ma neanche lowlights, il che non è poco. Segnalo “Another Saturday Night in New York” e “We’re just friends”, dove si vede un bel po’ di flesh (molto carine le ragazze, i maschietti...insomma...).
I 6 ragazzi sono veramente uno più bravo dell’altro tanto vocalmente (peraltro non sono neanche microfonati per quanto è piccolo il posto tanto che l’orchestra l’hanno sistemata su un soppalco!) che nella recitazione. La scenografia è composta un letto da una parte e un futon dall’altra, con pareti e pavimento che riproducono la cartina di NY e appesi i cartelli con i nomi delle varie strade della Big Apple. Peraltro non so se possa aver contribuito la presenza di tre ex-Rent London seconda edizione (Boys, Kurup, Williamson), ma tra le strade menzionate c’erano pure Avenue A e la E10th :-D.

Altra piccola botta di genio è il gioco dei colori: i quattro personaggi principali hanno un colore prevalente nel vestire che ne riflette la personalità e man mano che cambiano e diventano più coinvolti nella relazione con il rispettivo partner, si assiste alla miscelazione degli stessi, con risultati cromatici terribili (fucsia e giallo...pure senza luci il teatro s’era illuminato!) ma molto efficace.
Bianco e nero invece per i due “camerieri”.

Insomma un gioiellino per passare un paio d’ore in allegria. IMHO sarà difficile che arrivi nel West End perché è il classico tipo di show che vuole lo spazio piccino, ma spero almeno che estenda il run, che il BabyBlueBear a vederlo ce lo porterei volentieri :-D.