venerdì 23 novembre 2007

Personal note

Stasera per uno dei due titolari di questo blog è una serata particolarmente rilevante. La sta preparando da un bel po’ di tempo e in questa piccola grande impresa ci ha messo tanta ma tanta ma tanta dedizione e passione (o, come direbbero a Napoli, s’è fatto un mazzo tanto).

L’espressione inglese per tali circostanze mi ha sempre un po’ messo angoscia, per cui BBB un italianissimo in bocca al lupo e un po’ merde merde merde francese!

Luv

YB

PS: oops, sono arrivata seconda :-D

giovedì 22 novembre 2007

When the moon hits your eye like a big pizza pie…

That’s amore!

E per certo si può parlare di love at first sight per quanto riguarda la scintilla scoccata tra i vostri BIB e la pizzeria ‘Regina Margherita’, che trovate su Upper Street al n°. 57 (Islington, N1 0NY). Propongono la pizza al metro, e già questo, insieme con il menu redatto in italiano senza errori di ortografia e senza combinazioni improbabili tipo ‘Canadian bacon and pineapple’ o simili amenità di oltreoceano, vi dovrebbero suggerire che si tratti di un angolo di Londra dove gli italiani possono trovare una pizza come si deve… e l’assaggio ha confermato le aspettative, anzi è andato pure oltre. Abbiamo provato una ricotta e melanzane e una pancetta e rucola, arrivate belle fragranti, cariche di sapori genuinamente italiani e di un livello qualitativo che spesso e volentieri anche pizzerie del Bel Paese si sognano. Un vivo complimento ai pizzaioli! E dato che la YB ha spesso delle crisi di astinenza da pizza, lei che era abituata all’Obitorio a portata di mano e a quelle 7500 pizzerie al taglio sparse per la Città Eterna… e dato che il BBB ha pure lui la sua debolezza per la pizza, volevate che non si buttassero a capofitto a sperimentare questa?! And they definitely found their grail…
Notevoli anche i dessert, e pure la lista di primi e secondi si presenta decisamente *yummy*… uniche pecche – almeno per noi – sono la colonna sonora e il fatto che il locale ad un certo punto (e soprattutto se vi assegnano un tavolo ‘in vetrina’) diventa pure troppo italiano. La scelte musicali tristemente comprendono Nek e duetti D’Alessio/Tatangelo, anche se qualcuno ha trovato molto appropriata la proposta di ‘Grazie, Roma’. E poi camerieri e pizzaioli finiscono per chiacchierare allegramente con alcuni avventori della zona che hanno trasformato il posto nel loro ‘Italian corner’ in zona… credono che nessuno li capisca e commentano più o meno simpaticamente su chi entra ed esce – e trattenere le risate e una punta di vergogna quando uno di loro accompagna alla porta un cliente autoctono con un sonoro ‘salutami tua cugina!’ è oggettivamente difficile…

Per non fare torti, non possiamo non recensire pure l’altro amore del nostro cuore a forma di pizza, che neppure è troppo distante dal primo. Scendete lungo Upper, superate the Angel, scendete ancora verso Exmouth Market… ed ecco ci siete. Da Santore, 59-61 Exmouth Market London EC1R 4QL. Pure qui la parte italiana buona che è dentro di voi, quella che ama certi sapori ma in fondo preferisce di gran lunga fare a meno di certe componenti meno felici del Bel Paese, troverà qui soddisfazione per stomaco e papille gustative, e la cornice ancora più piacevole della zona pedonale vivacemente popolata di sera, tra un locale ed un pub. Se avvicinandovi a Santore trovate davanti a voi un muro di folla, non temete, non è che vi tocca una coda improponibile per nutrirvi… è solo che al pub due numeri civici prima la folla dei fumatori, o comunque degli avventori British ai quali anche le temperature polari del periodo non fanno manco il solletico, è tutta in strada a scolare pinte su pinte. Sarà un chiodo fisso dell’italiano emigrato che apre una pizzeria, pure qui la scelta musicale si potrebbe un po’ rivedere, ma perdoniamoli. Pure qui con gli ingredienti D.O.C. non scherzano e scegliete senza esitazioni le proposte poco comuni al di fuori dell’aera partenopea come i ‘panuozzi’, di certo ne sarete conquistati.

E ora smetto di scrivere, se no la YB mi va in trip al pensiero…

martedì 20 novembre 2007

And so I'm gonna shake and shimmy it with all of my might today...

... 'cause you can't stop the beat!

WHERE?: Shaftesbury Theatre, 210 Shaftesbury Av. London, WC2H 8DP
WHEN?: 2nd November, 2007
HOW WAS THE SHOW?:

Parliamone. Se per voi andare a teatro vuol dire per forza che dovete frignare commuovendovi per qualsivoglia, futile, irragionevole motivo, lassate perde. Questo nun fa per voi! (Anche se non mi sento di escludere che qualcuno, appartenente alla razza degli amanti del musical come stimolo al versamento di lacrime possano, sforzandosi come non mai, trovare pure qui ragioni imperscrutabili per farlo comunque...)
Ma credeteci, cari nostri 4 gatti che ci leggete (e considerato che due sono quelli della Yellow Bear, stamo a posto, stamo…) questo è il musical che dovete andare a vedere quando proprio non ne potete più.
Settimana dura a lavoro? Il capo vi stressa? Avete perso l’autobus, c’era sciopero della metro, la Victoria line era chiusa per lavori, e come avrebbe detto il profeta di Quèlo, la bambina ha vomitato dal cavalcavia? Dopo che vi siete alzati alle sette meno un quarto?

Ok, ok… sorridete, respirate a fondo… e ‘welcome to the sixties’, dove Tracy Turnblad e la sua combriccola vi trasporteranno progressivamente verso una condizione in cui non solo di tutte quelle preoccupazioni vi sarete presto dimenticati, ma soprattutto una in cui il vostro principale cruccio sarà che
a) sentite l’anca che cede ad un istinto irrefrenabile di muoversi a ritmo e
b) vi viene voglia di cantare uno qualunque tra i temi del musical.
c) specialmente la b) vi resta almeno almeno per tutto il giorno successivo...
Se avete visto il film, recentemente approdato nelle sale, sapete già di cosa stiamo parlando. Altrimenti, beh, non perdete l’occasione e sperimentate…

Tracy (Leanne Jones, ad uno scoppiettante debutto nel West End), adolescente con qualche kg oltre lo standard di bellezza alta/magra/atletica, se ne strafrega e si candida per partecipare ad un programma televisivo – che se non fossimo negli anni ’60 sarebbe l’equivalente di ‘Non è la rai’, ovvero come ti metto un gruppetto di adolescenti che ballano e cantano in TV dopo pranzo e ti incollo tutti i loro coetanei davanti allo schermo. La bisbetica mamma della ragazzina perfettina e coi boccoli dorati, più che meritevole di essere definita ‘blonde’ (e non aiuta il fatto che l’interprete londinese sia una sosia mancata di Kristin Chenoweth) ci prova ad ostacolare Tracy, ma la sua carica e la sua spontaneità fanno breccia un po’ a 360°: convince la mamma Edna, interpretata da un fortissimo Michael Ball, ad uscire di casa, abbracciando la sua condizione di donna decisamente in carne ma non certo meno femminile o meno in gamba; raggiunge l’obiettivo di ballare in TV al Corny Collins show; travolge con il suo entusiasmo tutti partecipanti al programma, ed in particolare conquista il cuore di Link (ed i BIB ringraziano vivamente per l’indisponibilità del ‘titolare’ del ruolo, avendo apprezzato molto di più la rendition del suo u/s); ispira una marcia di protesta per i diritti e l’integrazione dei neri nella comunità; guida a modo suo l’amica del cuore Penny verso una emancipazione non solo dalla mamma bigotta e proibizionista, che passa per la conquista del cuore di Seaweed. E i Bad Idea Bears hanno abbondantemente fatto il tifo per la Penny di una bravissima Elinor Collett, impegnata a conquistare il Seaweed di Adrian Hansel (e vogliamo darle torto se annuncia al mondo che una volta provato il cioccolato non ha assolutamente intenzione di tornare indietro!?).
Stiamo sicuramente dimenticando qualche altro elemento del cast, ma ci sarebbero parole da spendere praticamente per ogni singolo membro dell’ensemble, tutti autori di prove generose e piene di entusiasmo, che non possono lasciare indifferente chi si sieda in quel teatro… (i BIB ringraziano in particolare la loro buona stella che ha messo ko Ben Ellis, quindi quella sera il ruolo di link è stato validamente interpretato dal suo u/s).
Insomma: quando lo si va a rivedere!!?!?

domenica 11 novembre 2007

There's no business like show business


Volete veramente sapere come nasce un musical from the cradle to (unfortunately...) the grave, sentire le cazzate (passate il francesismo) che possono sparare dei presunti critici del genere seduti intorno ad un tavolo da Sardi's (e che gli andasse tutto di traverso a 'sti yogurt andati a male!) sul futuro di show che ancora devono aprire e scoprire come, per fortuna, spesso il loro giudizio al vetriolo venga smentito dal pubblico?
Allora questo splendido documentario "Show business - the road to Broadway" fa per voi.

Realizzato tra il 2003 ed il 2004, racconta la storia di come Avenue Q, Caroline or Change, Taboo e Wicked sono nati, stati preparati, andati in scena e, nel caso degli ultimi due, spariti nel giro di pochi mesi.
E' bello per un appassionato del genere vedere un workshop del 1999 dove vengono per la prima volta presentati i mitici pupazzi di Q o la faccia stupita di tutto il cast quando per la prima volta Idina si presenta alle prove nel suo verdigris o i problemi che hanno accompagnato la messa in scena di Taboo legati ai guai personali della sua produttrice Rosie O'Donnell o come Caroline or Change è stato un work in progress per i due composer Jeanine Tesori e Tony Kushner praticamente fino al giorno della prima preview.

Il racconto parte dalla primavera del 2003, quando i quattro show stanno per vedere la luce e si ferma ai Tony 2004, dove, contrariamente alle previsioni, Avenue Q si portò a casa i premi più prestigiosi, lasciando al blockbuster da $ 1,000,000 a settimana "solo" la statuetta per la migliore attrice alla Menzel.

Alla storia degli spettacoli, si intrecciano quelle personali di alcuni degli attori che vi partecipano, come Tonya Pinkins che ha messo molto delle sue vicissitudini familiari nel personaggio di Caroline o Euan Morton, somigliante in maniera impressionante a Boy George, che con la chiusura dopo solo tre mesi di Taboo (musical autobiografico di Mr. George O'Dowd) ha perso il suo permesso di lavoro negli USA e si è dovuto arrangiare per cercare di rimanere nel paese.
Il tutto intervellato dalle botte di cattiveria e stupidità di critici di testate prestigiose, che escono veramente malissimo da tutta la storia.
Il tipo che sosteneva che Avenue Q non sarebbe andato da nessuna parte perché non aveva un segmento di mercato a cui questo spettacolo poteva interessare, se siamo fortunati, ora da Sardi's ci fa il lavapiatti...

Il documentario è uscito brevemente la scorsa estate sugli schermi americani così come il DVD è uscito per ora solo per il mercato di USA e Canada, quindi prima di acquistarlo accertatevi di avere un lettore multizona. E se non fosse così, dezonate il lettore che ne vale la pena! :-D

PS: e guardate per intero anche i titoli di coda, che colei che canta questa versione un po' particolare della Lullaby of Broadway potrebbe esservi vagamente familiare...

mercoledì 7 novembre 2007

We came together from London

Ebbene si, lo abbiamo rifatto... lo scorso 3 novembre siamo tornati a vedere Rent Remixed nella matinée approfittando della gradita presenza di Clio e Sarah, vecchie conoscenze dai tempi di Rent Italia, e già che c'eravamo, abbiamo portato pure Nerwen, che ha messo su la sua migliore OMGYG face in più di un'occasione :-D.

Di rifare la recensione daccapo non ci sembra il caso, però un paio di considerazioni supplementari ci sentiamo di aggiungerle:

- i punti deboli dello show sono venuti ulteriormente fuori con l'assenza dei titolari per Angel e soprattutto Roger.
Il primo è stato sostituito da colui che la volta scorsa interpretava il ruolo di Benny e, nonostante la chemistry con Leon Lopez fosse di gran lunga migliore rispetto a quanto si era visto con Jay Webb, questo strano modo di muoversi (modello Parkinson) e di cantare (vibbbbbrato con tante bbbbbb) più i costumi concepiti da Roberto Cavalli meets Dolce & Gabbana e sono tutti e tre sotto acido, ne hanno comunque fatto un personaggio un po' ridicolo.
L'understudy di Luke Evans - Roger ha invece un nome che sicuramente si leggerà moltissimo in futuro...sul suo name tag quando finalmente seguirà la vera sua vocazione e andrà a lavorare da KFC, reparto panatura pollo pepato. Quindi, se qualcuno di voi cari 4 gatti andrà mai a vedere questo spettacolo e spizzerà il nome di Antony Luperi (foto segnaletica a margine)
tra coloro che coprono un ruolo principale, chieda il rimborso del biglietto sulla base che se vuole vedere uno che si muove come uno scimpanzé e canta come un prairie dog, va allo zoo!
Ah, e non ci sono standby: se mancano i titolari, a rimpiazzare c'è qualcuno dell'ensemble, ma poi non c'è nessuno che rimpiazzi gli ensemble, per cui più che Rent Remixed nei pezzi corali iperamplificati (il BBB vuole conoscere il fonico per proporgli un deal...) sembrava Rent Abridged!

- Oooh, finalmente ci spiegano perché alcuni tra loro hanno quest'accento inglese...oddio, perché due tra loro hanno questo accento. All'eulogy per il funerale di Angel, Mimì ci rivela che erano arrivati insieme da Londra...
Cool, hai le features da irlandese, ti chiami Mimì Marquez, parli dei quartieri dove gli Spanish baby cry e viene fuori che sei di Londra? Ma complimenti a chi ha modificato lo script originale, un vero genio!

- Merita una menzione il display alle spalle utilizzato secondo il famoso metodo "alla membro di segugio", e alla fine c'hanno pure il coraggio di scrivere "Thank you Jonathan Larson"? Manco avessimo rappresentato qualcosa di suo...

Insomma, prezzo del biglietto è almeno parzialmente ripagato se ci sono tutti i titolari validi menzionati nella scorsa review; in loro assenza, ci sentiamo di consigliarvi di andare allo Starbucks poco più su in St. Martins Lane a farvi una bella Red Cup a piacere o meglio ancora, salire di un altro po' sulla stessa strada e optare per Avenue Q!

martedì 6 novembre 2007

The sun is shining, it’s a lovely day…

Ed era in effetti una giornata se non proprio assolata, decisamente tiepida, quella che si è conclusa vedendoci tornare, ancora una volta, davanti a quel building in cui un Gary Coleman cresciuto e squattrinato fa lo handyman, al servizio degli inquilini, umani e pupazzi che siano…

WHERE?: Noël Coward Theatre, St Martin's Lane – London WC2N 4AU
WHEN?: nella fattispecie, 31st Oct. 2007 (evening), ma tra l’uno e l’altra quella decina di repliche ce le siamo già giocate…
HOW WAS THE SHOW?:
Beh, ladies and gentlemen, cari i nostri 4-5 lettori affezionati… se il blog ha questo nome e quei due orsetti fanno capolino ogni volta che vi ci affacciate, la ragione sta tutta tra le pieghe di questo musical, in cui gli orsetti in questione sono la voce della coscienza (o del diavoletto tentatore) di Princeton, neolaureato in inglese alla ricerca dello scopo della sua vita. Quindi potete intuire che il nostro giudizio sarà assolutamente a favore!! Decisamente uno di quei feel-good titles per cui hai la certezza di uscire da teatro con il sorriso sulle labbra, negli occhi ancora la meraviglia e lo stupore provati davanti a chi con apparente facilità ed estrema naturalezza anima i pupazzi, dà loro una voce, un’anima e una marea di facce buffe… gli occhi fuori dalle orbite di Julie Atherton e della sua Kate, la bocca spalancata in un sorriso enorme per il Princeton di Jon Robyns, che sono con il cast di ‘Avenue Q’ London fino dalla prima preview. Con loro debuttò quel lontano 1° giugno 2006 anche Simon Lipkin, in questa occasione validamente sostituito da Chris Thatcher, che della omo-cognomica first lady fortunatamente ha preso ben poco, ed ha regalato nuovi preziosi particolari a Nicky e Trekkie Monster. Con piacere abbiamo trovato Jennifer Tanarez nei panni di Christmas Eve, che ci ha sorpresi rivelandosi grintosissima e vocalmente notevole… e insomma, chi di voi non abbia mai provato l’esperienza forse non comprenderà fino in fondo, ma anche questa volta Q ha compiuto la sua magia, accompagnandoci all’uscita convinti che in fondo un bel po’ delle nostre piccole rogne quotidiane sono solo ‘For now’ – e, per il BBB, ancora una volta con l’istinto di fare una incursione backstage a ‘rapire’ qualcuno dei pupazzi!!

lunedì 5 novembre 2007

It's hard to speak my heart

Of a way of life that's pure
Of the truth that must endure
In a town called Marietta
In the Old Red Hills of Home

“PARADE” by Jason Robert Brown

Atlanta, Georgia, 1913. Un ebreo cresciuto a Brooklyn e trasferitosi nel Sud degli Stati Uniti, a vivere una vita in cui non si riconosce appieno, in mezzo a gente che sente lontana e diversa da sé, è accusato ingiustamente dell’omicidio di una tredicenne che lavorava nella sua fabbrica. Basato sulla storia vera di Leo Frank, “Parade” racconta l’accanimento della stampa e dell’opinione pubblica intorno al processo, e di come l’amore e la capacità di non demordere, di non perdere la speranza portano la moglie di Leo, Lucille, a intraprendere una crociata solitaria nella strenua difesa dell’uomo che ama incondizionatamente, sullo sfondo di una società percorsa da intolleranza religiosa e razziale e l’evidente ingiustizia che può generare un clima politico di favori e intrigucci di palazzo.

WHERE?: Donmar Warehouse Theatre, 41 Earlham Street - London, WC2H 9LD
WHEN?: 6th (evening) and 31st (matinee) Oct 2007
HOW WAS THE SHOW?:

Poche parole per sintetizzare il tema di ‘Parade’, parole che non possono assolutamente rendere giustizia alla produzione messa in scena alla Donmar Warehouse di quest’opera di Jason Robert Brown che ha ricevuto due Tony per Best Book e Best Score. Chiamarlo ‘capolavoro’ pare quasi riduttivo, davanti a tanto talento, a tale e tanta capacità di emozionare e regalare intensità umana ad ogni gesto, ad ogni parola. La Donmar ci mette di suo la dimensione raccolta ed intima per cui è impossibile perdersi anche un solo gesto, una sola espressione del viso, e le voci dell’intero cast risuonano fragorose nelle parti corali, per poi spegnersi in un sospiro quando è Lucille da sola a interrogarsi sul senso di ciò che sta succedendo, o Frankie grida la sua disperazione alla morte di Mary, o ancora esplode di rabbia e fisicità quando Jim Conley viene interrogato nel campo di lavori forzati.

Il cast è di quelli da non sapere più da che parte voltarsi da tanto talento messo in campo, per cui credo che per una volta i vostri cari Bad Idea Bears eviteranno del tutto il name-dropping perché finirebbero comunque per dimenticare qualcuno che non lo merita. La produzione è di quelle che lasciano il segno, nel cuore e nella testa, perché non si può non pensare a come i temi trattati rimangano attuali e, in un certo senso, universali, e perché la reazione più ovvia davanti a uno show così è davvero la standing ovation (e se una collega a fine performance scatta in piedi e fischia modello scaricatrice di porto in fondo, vorrà pur dire che il cast merita, no?)

Segnaliamo a quanti si siano persi questa gemma che a giorni dovrebbe essere messa in commercio una registrazione su doppio CD del musical, accompagnata da extra vari, che è stata prodotta a grande richiesta popolare proprio sull’onda dell’entusiasmo con cui il pubblico, pur limitato nei numeri dalle dimensioni del teatro e dalla durata della run, ha accolto la produzione. And we are so getting us that package the moment it is available...