domenica 22 marzo 2009

If the feeling's mutual...

then the future will burst into song,
and it's one wonderful day...


Qualcuno dei nostri lettori potrà pure pensare che iniziamo a suonare un po' ripetitivi, ma tant'è... sulla lista delle opere del nostro beneamato autore di musical, quello che faceva i tramezzini al cetriolo che tanto piacevano al bimbo di Maria Friedman, abbiamo potuto segnare una nuova crocetta tra quelle che abbiamo visto allestite. E questa volta si trattava pure di una mezza rarità, perché questo 'Saturday night' ha avuto una storia curiosa con tante difficoltà prima di finire in scena... tanto che dalla sua composizione negli anni '50 passò quasi mezzo secolo prima del primo allestimento del '97, e da allora fu ulteriormente ritoccato per una run off-Broadway ed è quella partitura che stava alla base della produzione londinese in questione.

WHERE?: Jermyn Street Theatre, 16b Jermyn Street, London. SW1Y 6ST
WHEN?: Friday 20th, February 2009
HOW WAS THE SHOW?

Ancora un allestimento di quelli per i quali se non sono factotum, non li vogliamo nel cast... ovvero cari attori, vedete pure di cantarvele e suonarvele da voi! E ancora una volta, complice lo spazio davvero intimo del teatro di Jermyn st. la formula funziona parecchio bene. E quando diciamo intimo, intendiamo così intimo che i performer non erano neppure microfonati!
La particolarità di questa opera prima di Sondheim è che il soggetto è leggero e frizzante, come uno si aspetta, in fondo, da un musical concepito negli anni '50 e ambientato a fine anni '20, ma tra i fraintendimenti, gli equivoci e i mille casini nei quali si infila il protagonista, Gene, all'inseguimento di una vita "da ricco", si fanno strada comunque le soluzioni compositive tipiche dell'autore che poi si affermeranno in tutta la sua produzione successiva. L'uso di armonie corali intricate, le scelte mai casuali di parole che si inseguono nei testi quasi come scioglilingua e che offrono tra le righe una lettura ironica ed intelligente di ciò che accade in scena... erano già lì, al primo passo di una lunga serie di creazioni... Certo, sarebbero maturate e raffinate nel tempo, ma è stato affascinante riconoscere anche in quella prima opera giovanile la mano che poi avrebbe scritto titoli ben più celebri e, in un certo senso, più complessi.
"Saturday night" si chiude, per altro, con un happy ending che è anche una lezione di vita a Gene, il quale comprende che ha ben poco valore inseguire quella vita "da ricco" che è in realtà fuori dalla sua portata e accetta con gratitudine un lavoro nella azienda del papà di Helen, il suo amore appena incontrato e che è responsabile della sua maturazione, anche se probabilmente lo escluderà da quel "giro" di quattrini che c'è intorno a Wall Street (ma che, come ha imparato a sue spese, può anche aiutarti a fregarti con le tue stesse mani...), così come Helen è ben felice di stare al suo fianco a Brooklyn e di lasciare che Manhattan con tutto il suo glamour sia dall'altra parte del ponte.
Quanto al cast, brilla su tutti David Ricardo-Pierce (Gene) sia vocalmente, sia per l'interpretazione piena di entusiasmo, e gli fa da degno contraltare Helena Blackman (Helen), ma anche nei supporting roles c'è talento in abbondanza, coniugato in tutte le sue forme espressive (compresi una coreografia sulle punte, il juggling di strumenti diversi e la versatilità attoriale!)

E per finire... un grosso in bocca al lupo alla produzione che, in questo periodo di credit crunch e dintorni, tra show che chiudono e zozzerie (come direbbe Nerwen) che invece resistono imperterrite, terminata la run a Jermyn st. è attesa da un prolungamento al London's Arts Theatre dal 25 marzo all'11 aprile!

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