Sempre grazie al suddetto affezionato gruppo di rappresentanti dell’Italian Rocky Horror Show fan club, i vostri Bad Idea Bears hanno avuto modo di conoscere colei che fu Magenta nel corso del tour europeo a fianco del Frank-n-furter di Bob Simon. Risponde al nome di Rebecca ‘Becky’ Bainbridge, ed è oltre che una performer di lusso (attrice, cantante, ballerina e violinista… seriously!), una ragazza deliziosa contraddistinta da una gentilezza e genuinità da lasciare senza parole. Facendoci due chiacchiere davanti ad un paio di drinks (YAY!!) consumati in un club su Piccadilly nel quale ci ha fatto entrare con mossa degna di Mimi Marquez, abbiamo scoperto che è nel cast dell’attuale produzione di ‘Cabaret’, come parte dell’ensemble e u/s della protagonista, Sally Bowles. Utilizzando l’apposito pacchetto applicativo ‘faccia_da_c… v.2.1’ Baby Blue Bear ha buttato lì che in fondo ci sarebbe piaciuto vedere lo show e si è informato sulla disponibilità di biglietti del periodo, e si è sentito rispondere una cosa del tipo ‘chiamatemi lunedì e se posso vi faccio tenere due biglietti al botteghino al prezzo ridotto per il cast’. Detto fatto, lunedì al botteghino ci aspettano due biglietti per la fila G delle stalls, centralissimi, ad un prezzo praticamente simbolico!
E quindi via, verso la Berlino degli anni ’30, dove impera la decadenza che prelude al periodo critico del dominio nazista. Decadenza che si traduce visivamente nelle coreografie del Kit Kat Klub, popolato da danzatori e danzatrici che esprimono la loro sensualità estremamente fisica ed esplicita intorno al Maestro di Cerimonie, a fare da sfondo alle piccole storie umane che si intrecciano in primo piano. L’incontro tra Clifford e Sally, da cui nasce una storia d’amore che è un po’ convenienza e un po’ voglia di normalità, il fidanzamento tra Fraulein Schneider e Herr Schultz, che in una Berlino in cui scarseggiano tanti beni comuni, le fa la corte tentandola con l'esoticità di un ananas, Clifford che inizia a lavorare in nero al servizio di un rappresentante del partito nazista… fino a che il partito fa sentire pienamente la sua voce e lascia intravedere le sue aspirazioni imperiali. Ed è con la sorprendente voce di Alastair Brookshaw, dal poco comune colore contratenorile, che si chiude il primo atto sulle note di ‘Tomorrow belongs to me’, a lasciare il teatro ammutolito con il suo chiaro riferimento politico che contrasta con i toni pieni di speranza di quella ‘Maybe this time’ che l’ha appena preceduta. (Segue mini-spoiler, non leggete se non volete sapere come finisce…) Con il secondo atto, gli eventi precipitano, facendo registrare una serie di sconfitte umane tra i piccoli protagonisti, mentre la grande storia, quella che rimane nei libri, avanza impietosa e sul finale, mentre l’Emcee si rivolge al pubblico ricordando come al cabaret “the girls are beautiful, the boys are beautiful, life is beautiful… even the orchestra is beautiful”, crollano una dopo l’altra le lettere che formano la parola KABARET, a rivelare, in una scena che reinterpreta il finale marziale del primo atto, un quadro d’insieme che allude ai forni crematori dei lager, mentre cade la neve sui corpi nudi dei prigionieri. (FINE DELLO SPOILER)
Questa nuova produzione dell’opera forse più celebre di Kandar ed Ebb è stata criticata da chi non ha trovato adeguato il ricorso alla sensualità così “in-your-face” e alla nudità, espediente che ci è parso invece azzeccato e funzionale per rendere con forza il messaggio di fondo.
Una produzione di altissima qualità, uno spettacolo che ti fa sorridere con leggerezza per farti poi però pensare e riflettere, assestandoti anche un pugno nello stomaco, ad un certo punto… ed è bella la sensazione di uscire da un teatro rimasto silenzioso, vittima del forte potere evocativo dell’allestimento. Gran bella prova corale, dove ciascun singolo elemento dell’ensemble spicca con la sua personalità ed unicità ed il suo particolare talento, e dove i principals sanno cucire con efficacia le loro personali storie raccontandosi in modo trasparente al pubblico.
I Bad Idea Bears suggeriscono… molto caldamente di non perderlo!! E salutateci Becky quando andate al Lyric Theatre!!
WHEN: Lunedi 16 luglio, ore 19.30
WHERE: Lyric Theatre, Shaftesbury Av.
HOW WAS THE SHOW?
E quindi via, verso la Berlino degli anni ’30, dove impera la decadenza che prelude al periodo critico del dominio nazista. Decadenza che si traduce visivamente nelle coreografie del Kit Kat Klub, popolato da danzatori e danzatrici che esprimono la loro sensualità estremamente fisica ed esplicita intorno al Maestro di Cerimonie, a fare da sfondo alle piccole storie umane che si intrecciano in primo piano. L’incontro tra Clifford e Sally, da cui nasce una storia d’amore che è un po’ convenienza e un po’ voglia di normalità, il fidanzamento tra Fraulein Schneider e Herr Schultz, che in una Berlino in cui scarseggiano tanti beni comuni, le fa la corte tentandola con l'esoticità di un ananas, Clifford che inizia a lavorare in nero al servizio di un rappresentante del partito nazista… fino a che il partito fa sentire pienamente la sua voce e lascia intravedere le sue aspirazioni imperiali. Ed è con la sorprendente voce di Alastair Brookshaw, dal poco comune colore contratenorile, che si chiude il primo atto sulle note di ‘Tomorrow belongs to me’, a lasciare il teatro ammutolito con il suo chiaro riferimento politico che contrasta con i toni pieni di speranza di quella ‘Maybe this time’ che l’ha appena preceduta. (Segue mini-spoiler, non leggete se non volete sapere come finisce…) Con il secondo atto, gli eventi precipitano, facendo registrare una serie di sconfitte umane tra i piccoli protagonisti, mentre la grande storia, quella che rimane nei libri, avanza impietosa e sul finale, mentre l’Emcee si rivolge al pubblico ricordando come al cabaret “the girls are beautiful, the boys are beautiful, life is beautiful… even the orchestra is beautiful”, crollano una dopo l’altra le lettere che formano la parola KABARET, a rivelare, in una scena che reinterpreta il finale marziale del primo atto, un quadro d’insieme che allude ai forni crematori dei lager, mentre cade la neve sui corpi nudi dei prigionieri. (FINE DELLO SPOILER)
Questa nuova produzione dell’opera forse più celebre di Kandar ed Ebb è stata criticata da chi non ha trovato adeguato il ricorso alla sensualità così “in-your-face” e alla nudità, espediente che ci è parso invece azzeccato e funzionale per rendere con forza il messaggio di fondo.
Una produzione di altissima qualità, uno spettacolo che ti fa sorridere con leggerezza per farti poi però pensare e riflettere, assestandoti anche un pugno nello stomaco, ad un certo punto… ed è bella la sensazione di uscire da un teatro rimasto silenzioso, vittima del forte potere evocativo dell’allestimento. Gran bella prova corale, dove ciascun singolo elemento dell’ensemble spicca con la sua personalità ed unicità ed il suo particolare talento, e dove i principals sanno cucire con efficacia le loro personali storie raccontandosi in modo trasparente al pubblico.
I Bad Idea Bears suggeriscono… molto caldamente di non perderlo!! E salutateci Becky quando andate al Lyric Theatre!!
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